Astensionismo? No grazie

In Sicilia il vincitore è il non voto. Oltre 2 milioni di siciliani non si è recato alle urne. La consultazione elettorale ha registrato la partecipazione al voto di circa il 47% degli aventi diritto. Un vero fallimento della politica in generale. Le istituzioni sono sempre più lontane dai problemi della gente che, di pancia, sceglie di non votare più. E questa fetta si fa sempre più grande. Chi vince col 40% circa dei consensi rappresenta appena il 20% scarso dei siciliani. Per non parlare di chi le ha perse. Credo sia sempre più doveroso per chi si occupa di politica, avere il coraggio di guardare negli occhi le persone, di incontrare la gente, di “immedesimarsi” nel reale. La politica va intesa come servizio e non come potere. Vale per i grandi, ma vale anche per noi più piccoli amministratori locali. È tornato Berlusconi, ha unito, ha vinto (sebbene un solo siciliano su cinque ha votato la coalizione di centrodestra). Vince chi unisce e non chi divide, vince chi ha il coraggio e la capacità di dialogare e fare sintesi, non chi si frantuma in perenni distinguo. Vince chi ha la forza di andare e parlare il linguaggio della gente, del popolo. Chi sa usare le parole che arrivano dritte e chiare sui bisogni. Una volta era questo il ruolo dei partiti del popolo: c’era la dc, c’erano i partiti della sinistra. Oggi c’è una sempre più preoccupante deriva di destra, che fa forza sulle paure, che rassicura anche se promette percorsi irrealizzabili. Tutto semplice quando si fa opposizione, poi quando si governa le cose cambiano e di esempi ce ne sono molti. Ancora una legge elettorale che non fa scegliere, quindi che continua ad allontanare i cittadini dalla politica. È il contrario della buona politica, quella fatta con e fra la gente, ma soprattutto per la gente è per il bene comune. Alla fine il primo partito è e resterà quello dell’astensione.